Stranded knitting: la tradizione dell’Isola di Fair

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In inglese si indica genericamente con stranded knitting, il lavoro fatto utilizzando più colori  ed “abbandonando” sul rovescio del lavoro il colore (o i colori) che non vengono lavorati (cosa che non avviene nel lavoro ad intarsia)
Il lavoro stranded si differenzia dal lavoro a maglie passate (anche detto mosaic knitting) perché il filo del colore non utilizzato viene lasciato sul rovescio del lavoro per più di una singola maglia.
In Europa ci sono tre diverse tradizioni di lavoro stranded: quella dell’Isola di Fair, quella scandinava (norvegese) e quella islandese.

La tradizione dell’Isola di Fair

Esiste una piccolissima isola nell’arcipelago sub-artico scozzese che è grande meno di 8 metri quadrati ed è attualmente abitata da non più di 70 persone a cui qualsiasi knitter, prima o poi, rivolge il pensiero, spesso fino a spingersi a cercarla su Google Maps.
Situata nelle Shetland, l’isola di Fair ha una sola scuola, un solo negozio, un piccolissimo eliporto ed è famosa per il birdwatching ed il lavoro a maglia.

Se volete farvi un’idea di come possa essere vivere lì, soprattutto se passate giornate chiusi in auto o tra autobus e una metropolitana, vi consigliamo la visione di questo video o la lettura di questo post.

Il lavoro a maglia è stato praticato per secoli nell’Isola di Fair, generazione dopo generazione.
Ma da dove sono nati i disegni della tecnica Fair Isle è difficile dirlo.
La somiglianza con alcuni disegni arabi ha portato a prendere in considerazione un legame con il naufragio del Gran Grifon dell’Armata spagnola avvenuto sull’isola nel 1588; per altri i disegni utilizzati deriverebbero dall’abilità dei Vichinghi che si erano stabiliti nell’isola nell’antichità.

Ma forse è più probabile che maglioni dei marinai delle tanti navi provenienti dal mar Baltico siano stati barattati con acqua e cibo fresco dell’isola di Fair e che le donne, già esperte nel lavoro a maglia, abbiano elaborato nel tempo questi disegni, creando uno stile assolutamente locale.

Nel Fair Isle tradizionale si lavorava in tondo, tenendo il filo nella mano destra ed utilizzando i ferri a doppia punta che di solito venivano tenuti ad una cintura forata (knitting belt) che consentiva di lavorare a maglia cucinando o camminando e di poter interrompere il lavoro senza doverlo appoggiare altrove.
I motivi a croce e losanghe derivano da simboli religiosi, altri disegni come fiori, cuori, felci, corna di ariete e ancore derivano dalla vita sociale e dall’ambiente naturale dell’isola.

A metà dell’800 tutti i maglioni prodotti sull’isola erano destinati alla vendita, ai primi del ‘900 il lavoro a maglia Fair Isle ebbe grande visibilità internazionale anche tramite re Edoardo VIII, che decise di farsi ritrarre indossando un maglione prodotto nell’isola di Fair.

 

Cosa bisogna sapere per lavorare come nell’isola di Fair ?
A quasi nessuno verrebbe in mente oggi di utilizzare una cintura da maglia, perché i ferri circolari si possono portare in giro più facilmente.
La tecnica Fair Isle non richiede che di saper lavorare il diritto (lavorando in tondo non serve lavorare il rovescio) utilizzando sempre soltanto due colori alla volta ed alternandoli dopo pochi punti.
Nel lavoro non vengono utilizzati più di 5 colori complessivamente, ma i disegni Fair Isle si ripetono per tutto il busto e le maniche (a differenza di quanto accade nello stranded islandese)

I maglioni vengono lavorati dal basso verso l’alto come dei grandi tubi, senza apertura per le maniche.
In corrispondenza degli scalfi vengono lavorare delle maglie che interrompono i disegni Fair Isle e che una volta finito il lavoro per il busto verranno tagliate (come in questo video) per creare l’apertura per le braccia: queste maglie sono gli steek.

Prima di procedere al taglio, le knitter non espertissime “rinforzano gli steek” (ossia si premuniscono dal fatto che dopo il taglio le maglie ai lati possano disfarsi) cucendo con la macchina da cucire (o creando una catenella con l’uncinetto) lungo una colonna di maglie su entrambi i lati della linea di taglio.

Una volta tagliati gli steek, vengono riprese le maglie dagli scalfi per lavorare le maniche

Le due questioni fondamentali che pone questa tecnica (e tutte le tecniche stranded) sono:

  • come tenere i fili dei due colori che si alternano durante il giro
  • come far in modo che sul rovescio del lavoro il filo del colore che non si sta utilizzato (float) abbia la tensione giusta, ossia che il filato lasciato sul rovescio del lavoro, quando non lo si lavora, sia né troppo né poco
  • come inserire nel lavoro e poi tagliare gli steek

 

(…continua)

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