Iliade

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La traduzione di Dora Marinari, fedele sia al testo che allo spirito del poema omerico, ci restituisce in un italiano fluido ed elegante il fascino dell’aedo che racconta. Altre versioni hanno perso questo potere evocativo per l’effetto “straniante” di termini ormai percepiti come antiquati.
Corredata dal commento di Giulia Capo, è destinata sia a chi vuole rileggere Omero, sia alle nuove generazioni che si avvicinano per la prima volta a un libro che costituisce il punto di inizio della civiltà e della letteratura occidentale. Il commento ci fa penetrare in profondità nel mondo di Omero, nei costumi e nelle usanze dell’epoca, nelle motivazioni profonde e nel carattere dei guerrieri greci e troiani.«È bello veder pubblicata una nuova traduzione dell’Iliade. Sono tempi difficili per gli studi classici, questi.
Ai giovani, negli anni della formazione, vengono date possibilità sempre più limitate di conoscere le culture antiche, ed è del tutto superfluo insistere sulla gravità di una simile perdita.»

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La traduzione di Dora Marinari, fedele sia al testo che allo spirito del poema omerico, ci restituisce in un italiano fluido ed elegante il fascino dell’aedo che racconta. Altre versioni hanno perso questo potere evocativo per l’effetto “straniante” di termini ormai percepiti come antiquati.
Corredata dal commento di Giulia Capo, è destinata sia a chi vuole rileggere Omero, sia alle nuove generazioni che si avvicinano per la prima volta a un libro che costituisce il punto di inizio della civiltà e della letteratura occidentale. Il commento ci fa penetrare in profondità nel mondo di Omero, nei costumi e nelle usanze dell’epoca, nelle motivazioni profonde e nel carattere dei guerrieri greci e troiani.«È bello veder pubblicata una nuova traduzione dell’Iliade. Sono tempi difficili per gli studi classici, questi.
Ai giovani, negli anni della formazione, vengono date possibilità sempre più limitate di conoscere le culture antiche, ed è del tutto superfluo insistere sulla gravità di una simile perdita.»

OMERO

Omero, forse, non è mai esistito. Omero, forse, se lo sono inventato i Greci quando avevano ormai una così grande padronanza degli schemi logici, da non voler accettare l’idea che all’origine della loro cultura ci fosse non la mente di una singola persona, ma una lunghissima tradizione orale, durata secoli- probabilmente i primi tre secoli del primo millennio avanti Cristo. Molte città greche, soprattutto della costa dell’Asia minore, pretendevano dunque che Omero fosse nato nella loro terra. Ma anche a noi, adesso, piace credere che sia stato un uomo vero e vivo, a immaginare quelle costruzioni così incredibilmente ricche di intelligenza e di pensiero che sono l’Iliade e l’Odissea. Ci spingiamo allora a supporre che sia un suo autoritratto quella figura di Demodoco, nel canto VIII dell’Odissea, talmente bravo che Odisseo, l’inventore del Cavallo di Troia, vuole sentir cantare da lui la storia del Cavallo; e invitiamo chi legge queste righe a prendere tra le mani quel libro VIII, e a dire che Omero non è esistito, se ne ha il coraggio!

Autore

Omero

Editore

La lepre

Collana

Visioni

Dettagli

2010, pp. 1216

ISBN

9788896052303