Knitting therapy

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Spesso la gente si stupisce che io lavori a maglia perché sembra sia un’attività da vecchie bacucche.
Alcune persone mi dicono che loro avevano provato ad imparare da piccole ma che poi, adesso, non hanno tempo per “queste cose”. Così lascio loro nell’ignoranza, non parlo loro di Ravelry, dei knit-cafè e, soprattutto, non parlo loro del lavoro a maglia come terapia, e di tutto quello che le neuroscienze, la psicologia e la sociologia dicono riguardo al knitting ed al crochet.

Del knitting come terapia preferisco parlare a voi che passate a leggere questo blog (che sicuramente di Ravelry e knit-cafè già ne sapete).

I neuroscienziati hanno scoperto che il nostro cervello si modifica continuamente, anche in età molto avanzata. La cosa più strabiliante è che ciascuno di noi ha la possibilità di influire sulla chimica e la biologia del proprio cervello.

Da un lato continuare ad imparare nuove cose mantiene il cervello attivo e lo protegge dalle varie forme di demenza , dall’altro ogni nostra esperienza e ricordo crea nuovi sentieri neuronali, nuove connessioni e fa nascere nuove cellule cerebrali che determinano anche il modo in cui affrontiamo lo stress e la depressione.

Buone capacità neuroplastiche del cervello dipendono da un buon sistema circolatorio, da una buona alimentazione, da buoni rapporti sociali e da un buon grado di curiosità che spinge ad imparare cose nuove.

Tutte queste cose necessitano del nostro intervento: se non facciamo nulla per alimentarci bene, per mantenere in buono stato il sistema circolatorio, per stimolare la nostra conoscenza allora il cervello inizia il suo declino.

I sentieri neuronali che si creano nel nostro cervello determinano il modo in cui gestiamo lo stress.
Alla base della nostra vita vi è il cambiamento: sia in bene sia in male. A volte pianifichiamo noi cosa cambiare, a volte i cambiamenti accadono contro la nostra volontà e noi ci ritroviamo in situazioni dure e stressanti.

Il nostro atteggiamento di fronte al cambiamento, il modo in cui il nostro cervello gestisce lo stress influisce sul risultato che otteniamo nell’affrontare il cambiamento.
E noi abbiamo la possibilità di imparare a reagire in modo positivo, senza cadere nella depressione e nell’ansia, creando nel nostro cervello una serie di rinforzi positivi che funzionino come “stampelle” per il nostro stato d’animo.

Il lavoro a maglia, di certo, offre sempre tante opportunità di imparare tecniche nuove e mettersi alla prova, quindi, funziona come stimolo per l’attività celebrale.

Ma è anche il tipo di movimento che si compie quando si lavora a maglia che ha un impatto sul cervello. Il movimento delle mani lavorando a maglia è bilaterale e ritmico e far lavorare insieme le mani nel modo giusto richiede una grande attività cerebrale. Il fatto, poi, che questi movimenti attraversino la linea mediana del corpo (più con il metodo English che con quello Continental) rende questo processo ancora più complicato.
Inoltre, spesso si lavora  a maglia tenendo a mente o leggendo uno schema e ciò aumenta il lavoro del cervello e gli impedisce di distrarsi con altri pensieri.
Si aggiunge, poi, il fatto che è scientificamente provato che i movimenti ripetitivi aumentano la produzione di serotonina, che migliora l’umore e rilassa.

Quindi, lavorando a maglia siamo concentrati sul lavoro ed il nostro cervello non può dedicarsi ad altri pensieri, alle nostre paure, alle nostre ansie. Lavorando a maglia siamo in uno stato di quiete, lontano dalle preoccupazioni della nostra vita.

In questo stato di calma, lavorando una maglia dopo l’altra, un ferro dopo l’altro impariamo la perseveranza, la pazienza e la pianificazione.

Se lavoriamo a maglia 3 o 4 volte a settimana creiamo nel nostro cervello sentieri neuronali che si rafforzano ed applichiamo quella perseveranza, quella pazienza e quella pianificazione anche a tutti gli altri aspetti della nostra vita.
In pratica, il nostro cervello “ci riporterà” a questo sentimento di calma che sperimentiamo durante il lavoro a maglia in tutte le altre situazioni in cui sentiamo ansia e preoccupazione.

Il lavoro a maglia, quindi, nutre le nostre capacità creative intese come pensare in modo innovativo, risolvere i problemi in modo efficace e gestire i cambiamenti senza lasciarci schiacciare dall’ansia e dalla depressione.

Il knitting è un’arma potente nelle nostre mani perché si basa solo su di esse: non c’è bisogno di un luogo o di un’organizzazione particolare per lavorare a maglia.
Si può lavorare a maglia in compagnia della nostra famiglia, del nostro cane o del nostro gatto o in assoluta solitudine. In qualsiasi ora del giorno o della notte abbiamo un aiuto a disposizione, senza dipendere dagli altri.

Il lavoro a maglia lo si può portare ovunque. Si può lavorare in sala di attesa, in treno, in auto, al parco e scegliere se voler distogliere lo sguardo dai ferri e parlare con le persone che abbiamo accanto.

Se ne avete voglia potete partecipare ad un knit cafè o ad un gruppo su internet in modo da aumentare le vostre interazioni sociali. Il lavoro a maglia riesce a tenere insieme gruppi molto eterogenei, a farvi conoscere persone che altrimenti mai avreste incontrato. Non sentirsi soli, ma in contatto con altre persone, aiuta il nostro benessere.

Sebbene le considerazioni che avete trovato scritte qui siano derivate dalla lettura di alcuni libri (il cui elenco trovate in fondo a questo post) ho sperimentato negli ultimi anni su di me quanto utile e rilassante sia il lavoro a maglia, quanto mi consenta di staccare la spina e nello stesso tempo ricaricarmi.
Sono talmente convinta che possa essere una buona forma di auto-aiuto da aver voluto cambiare anche il logo del nostro negozio on line di filati.
Non più Knitting Room, cioè un luogo fisico per lavorare a maglia, ma Knitting Therapy, un modo di trarre da questa attività una fonte di energia e quiete da utilizzare ogni giorno, per ogni situazione della nostra vita.

 

Bibliografia:
Betsan Corkhill, Knit for health & wellness: how to knit a flexible mind and more…, FlatBear Publishing, 2014.
Stephanie Pearl-McPhee, Thinks I learned from knitting…wheter I wanted to or not, Storey Books, 2008.
Rachael Matthews, The mindfulness in knitting:  meditations on crafts and calm, Leaping Hare Press, 2017.

 

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